martedì 28 ottobre 2008
Un maggiolone tutto matto
L’Europa e l’America travolte da un maggiolone. Sembra una barzelletta. Eppure quello che è successo oggi ha dimostrato che a volte la realtà supera la fantasia. Non solo perché per qualche ora Volkswagen è diventata la più grande azienda al mondo per capitalizzazione (maggiore della somma di tutte le capitalizzazioni delle principali case automobilistiche del globo, Gm compresa) davanti perfino al colosso dell’oro nero Exxon. Tanto che il titolo è arrivato a pesare per l’11% sull’indice Eurostoxx e per il 27% sul tedesco Dax “drogandolo” con un rialzo del’11,28 per cento. La fantasia è diventata realtà quando nelle sale operative i trader si sono accorti, sgomenti, che i titoli Vw a quasi 1000 euro (due giorni fa ne valevano 200) avevano preso in ostaggio le principali banche del pianeta, già pesantemente debilitate dalla crisi finanziaria. Istituti blasonati del Vecchio Continente come la francese Societé Génerale (-12,2%), ma anche roccaforti quasi inespugnabili (mai dire mai, di questi tempi) come Morgan Stanley (-23%) e Goldman Sachs (-10%) che avevano fatto scommesse sbagliate sull’andamento al ribasso del titolo e dunque sono state obbligate a ricoprirsi a carissimo prezzo. I colpevoli sono sempre i soliti ignoti: alla base dell’evoluzione c'è infatti la corsa dei fondi speculativi a ricoprirsi, innescata già nelle scorse settimane dalle voci (confermate l’altro ieri) dell’offensiva lanciata da Porche sul controllo del gruppo del Maggiolone. Operazione che poi è stata messa in campo: prima con un aumento della partecipazione in Vw al 42,6% e poi con un ulteriore 31,5% conquistato attraverso delle opzioni. L’effetto è stato così ancor più devastante perché la quota di titoli Volkswagen in mano a piccoli azionisti e liberamente negoziabili è scesa a meno del 6% (il Land della Bassa Sassonia, secondo azionista Vw dietro Porsche, controlla il 20,1%) scatenando il panico tra i fondi. Gli stessi che, nelle scorse settimane avevano venduto allo scoperto puntando su un ribasso del titolo Vw, e che nelle ultime sedute sono stati disposti a sborsare qualunque cifra pur di coprire le proprie posizioni. Oggi, si dice nelle sale operative, sarebbero addirittura spuntati alcuni prodotti strutturati creati ad hoc per cavalcare l’effetto Vw. Il risultato? “E’ stato shortato (ovvero si sono vendute azioni senza averle in portafoglio) più del capitale sociale”, risponde un trader. Qualcuno ieri ha tentato di fermare il massacro sollecitando uno stop delle contrattazioni per le azioni del gruppo tedesco. Invano. La Borsa di Francoforte ha negato spunti che facciano pensare a manipolazioni degli scambi precisando anche di non voler ritirare il titolo dal Dax. Quanto alla Bafin, la Consob tedesca, si è limitata a riferire che sta analizzando l’andamento di Francoforte per scoprire se ci sono indizi di insider trading. Insomma, anarchia. Gli operatori restano allibiti. Quelli italiani sottolineano, almeno per questa volta, le differenze con Piazza Affari dove le vendite allo scoperto sono state (pur tardivamente) vietate e un titolo viene sospeso al rialzo quando segna anche un solo +6%. A costo di comprimere l’indice e fargli indossare la maglia nera delle Borse europee.
lunedì 13 ottobre 2008
Tutti a Busto Garolfo e Buguggiate
Dieci milioni e 736mila euro di risparmi sono stati spostati, in cinque giorni, dagli sportelli delle grandi banche nel "porto sicuro" della Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate.E' quanto avvenuto, da lunedì 6 a venerdì 10 ottobre, nel territorio dell'Alto Milanese del Varesotto, dove da 111 anni opera la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate: unica banca realmente locale del territorio.La "fuga" dei risparmiatori dagli sportelli delle grandi banche è cominciata negli ultimi giorni di settembre, all'avvisaglia della crisi che sta sconquassando il mercato della finanza, e, ha avuto una brusca accelerazione nella settimana appena conclusa:.in totale, sono stati 234 i risparmiatori che hanno chiuso i loro conti nei grandi istituti di credito per aprire un deposito presso la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate. Figuriamoci nel resto d'Italia...
domenica 12 ottobre 2008
Profumo di Passera
Lo ha scritto anche il Sole-24 Ore. E' possibile che da questa bufera nasca una super banca nazionale. Unicredit, più in difficoltà, con il capitano Alessandro Profumo ormai in uscita (come fa il mercato a credere a chi sosteneva che andava tutto bene e dopo 4 giorni fa un aumento di capitale e chiede scusa! Mica siamo all'oratorio, dai), potrebbe giungere a un matrimonio di riparazione con Banca Intesa Sanpaolo, guidata da Corrado Passera. Potrebbe così chiamarsi Profumo di Passera, anche se i due soggetti rischiano di figurare solo come fondatori del nuovo colosso. Quando arrivano le bufere c'è chi ne approfitta per far pulizia. E gli spazzini di turno sono gli intramontabili super Cesare Geronzi e Nanni Bazoli (a proposito, l'avete sentito in questo ultimo mese? No. Ahhh, mi sembrava infatti...). Come dicevano nel Gattopardo, tutto cambia per non cambiare mai. Intanto sognamo la nuova banca, dal nome più amato dagli italiani.
Ragazzi, si chiude?
I gestori mondiali delle Borse si dicono contrari all'ipotesi. Ma in queste ore la decisione di chiudere le piazze finanziarie per due-tre giorni non sembra più un semplice pettegolezzo... I grandi dell'Europa decideranno come stabilizzare il mercato interbancario. Ma tra il dire e il fare passerà un po' di tempo. E intanto? Ragazzi, si chiude. Almeno non si perde
venerdì 10 ottobre 2008
Torniamo all'abc
Tu vendi short? Te lo chiede anche il barista mentre fa il cappuccino. Ma cosa vuol dire?
La marginazione è la modalità di negoziazione che consente all'investitore di poter acquistare (leva long o acquisto in leva) o vendere (short selling o vendita in leva allo scoperto) investendo soltanto una parte della liquidità necessaria. Se ritieni che il prezzo di un titolo sia destinato ad aumentare ma non hai la liquidità sufficiente o non vuoi impegnare tutta la tua liquidità in un'unica operazione, la banca può finanziarti nell'acquisto del titolo, consentendoti di aprire una posizione in leva long. Se invece ritieni che il prezzo di un titolo stia per diminuire, la banca può prestarti il titolo e permetterti di scommettere sul ribasso del titolo stesso aprendo una posizione in short selling.
La marginazione è la modalità di negoziazione che consente all'investitore di poter acquistare (leva long o acquisto in leva) o vendere (short selling o vendita in leva allo scoperto) investendo soltanto una parte della liquidità necessaria. Se ritieni che il prezzo di un titolo sia destinato ad aumentare ma non hai la liquidità sufficiente o non vuoi impegnare tutta la tua liquidità in un'unica operazione, la banca può finanziarti nell'acquisto del titolo, consentendoti di aprire una posizione in leva long. Se invece ritieni che il prezzo di un titolo stia per diminuire, la banca può prestarti il titolo e permetterti di scommettere sul ribasso del titolo stesso aprendo una posizione in short selling.
Consob, come here!
La Consob ha esteso il divieto di vendite allo scoperto a tutti i titoli quotati. L'annuncio èstato dato intorno alle 13 di oggi aggiungendo di dover "adottare tutte le misure e le cautele necessarie al più rigoroso rispetto delle prescrizioni suddette anche quando trattano ordini provenienti da altri intermediari". Il provvedimento, che ha efficacia a partire dalle 14 di oggi e fino alle 24 del 31 ottobre prossimo, "fa seguito alle misure già adottate dalla Commissione il 22 settembre e il primo ottobre in materia di vendite allo scoperto di titoli bancari e assicurativi".
Un intervento che poteva essere già preso ieri, evitando il tracollo delle utility. E che oggi sarebbe stato deciso in previsione di mega ordini nel pomeriggio a cui non poteva aggregarsi anche la speculazione.
Un intervento che poteva essere già preso ieri, evitando il tracollo delle utility. E che oggi sarebbe stato deciso in previsione di mega ordini nel pomeriggio a cui non poteva aggregarsi anche la speculazione.
giovedì 9 ottobre 2008
Il dottor Zhevago sta male
Questa settimana Kostyantin Zhevago, oligarca ucraino fondatore del colosso minerario Ferrexpo, è stato obbligato dalla crisi a vendere il 20% del gruppo. Qualche giorno prima la crisi aveva presentato il conto a Oleg Deripaska, billionario russo che controlla un quarto del colosso Norilsk Nickel, costretto a vendere il 20% della canadese Magna. Idem con patate per Romain Zaleski che ha venduto a prezzi stracciati quote di Rbs, Unicredit, Telecom e Intesa.
Forbes si prepara a rivedere la sua lista dei 500 paperoni mondiali.
Forbes si prepara a rivedere la sua lista dei 500 paperoni mondiali.
Bufera nei cieli
Gemina crolla...e chi vende? Quello più scatenato è Mister Toti, che sulla scia del povero Zaleski, sarebbe saltato.
Follia?
ADNK (ECO) - 10/10/2008 - 15.52.00FINANZA: BERLUSCONI, SOSPENSIONE MERCATI RESTA IPOTESI NON C'E' NULLA
ZCZC ADN0837 6 ECO 0 ADN ECO NAZ RCA FINANZA: BERLUSCONI, SOSPENSIONE MERCATI RESTA IPOTESI NON C'E' NULLA = Napoli, 10 ott. (Adnkronos) - "La sospensione dei mercati? Non c'e' nulla, e' l'ipotesi proposta da qualcuno" per il tempo necessario a riscrivere le regole. Silvio Berlusconi si ferma a scambiare una breve battuta con i giornalisti al termine della conferenza stampa a Napoli dopo il Cdm. Poco prima il premier, analizzando la difficile situazione dei mercati finanziari internazionali, aveva detto che tra le ipotesi allo studio per uscire dalla crisi ci fosse anche quella di sospendere i mercati "per il tempo necessario per scrivere insieme ai leader mondiali interventi comuni". Al termine del briefing, rispondendo alla domanda di un cronista, il Cavaliere corregge un po' il tiro, precisando che la sospensione dei mercati resta solo un'ipotesi. (Vam/Ct/Adnkronos) 10-OTT-08 15:54
Profumo di dimissioni

lunedì 6 ottobre 2008
Se ne è accorta anche la Guidi
Con la crisi dei mercati a rischiare sono le piccole e medie imprese che potrebbero vedersi tagliare i crediti da parte delle banche. Un rischio che, in parte, è già realtà. A lanciare l'allarme è la presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Federica Guidi. Il rischio che le banche taglino i crediti "c'è, ci sono segnali sul mercato che questo possa avvenire o in parte stia avvenendo. L'importante quindi che questo si fermi subito e che non proceda questa spirale. Ripeto, le piccole e medie imprese sono il tessuto sano, solido di questa nostra economia e non può venire a mancare loro il supporto delle banche", afferma.
Solo la parola di dio è solida. e anche i lingotti
Finanze, il Vaticano investe sull'oro e non risente della crisi economica mondiale
CITTA’ DEL VATICANO - Il Vaticano puo' permettersi in questi tempi di guardare con serenita' e distacco alla crisi dei mutui e alla tempesta finanziaria che stanno scuotendo il resto del mondo: gia' nel 2007, e su consiglio di abili consulenti finanziari, aveva trasformato i suoi investimenti azionari in oro, obbligazioni e contanti. Il giornale cattolico britannico ''Tablet'' ha fatto esaminare ad analisti economici i dati contenuti nel rapporto annuale sulla gestione economica del Vaticano relativa allo scorso anno, preparato dalla Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e reso pubblico gia' nel luglio 2008. Non si tratta di cifre nuove, ma dalla lettura degli esperti emerge ora che la Santa Sede, sapientemente consigliata, aveva fiutato in anticipo i pericoli del mercato e convertito i propri investimenti, come un ''re Mida''. La Santa Sede possiede attualmente una tonnellata di oro che puo' valere circa 19 milioni di euro.
CITTA’ DEL VATICANO - Il Vaticano puo' permettersi in questi tempi di guardare con serenita' e distacco alla crisi dei mutui e alla tempesta finanziaria che stanno scuotendo il resto del mondo: gia' nel 2007, e su consiglio di abili consulenti finanziari, aveva trasformato i suoi investimenti azionari in oro, obbligazioni e contanti. Il giornale cattolico britannico ''Tablet'' ha fatto esaminare ad analisti economici i dati contenuti nel rapporto annuale sulla gestione economica del Vaticano relativa allo scorso anno, preparato dalla Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e reso pubblico gia' nel luglio 2008. Non si tratta di cifre nuove, ma dalla lettura degli esperti emerge ora che la Santa Sede, sapientemente consigliata, aveva fiutato in anticipo i pericoli del mercato e convertito i propri investimenti, come un ''re Mida''. La Santa Sede possiede attualmente una tonnellata di oro che puo' valere circa 19 milioni di euro.
domenica 5 ottobre 2008
Chi decide sul futuro di Wachovia?

sabato 4 ottobre 2008
Riletture
Vien meno la fede nella finanza salvifica. Si rivalutano i salvataggi di stato e si cita Carlo Marx (l'ha fatto ieri Tremonti, ottenendo l'approvazione di D'Alema). Profeta riscoperto per profeta riscoperto, forse sarebbe il caso di riascoltare questo qua...
venerdì 3 ottobre 2008
I giovani di Confindustria non badano a spese
Per la due giorni di Capri, la confindustria giovani ha speso oltre 700 mila euro. Tra organizzazione e contributi ai professionisti dell'intrattenimento. Nemmeno luchino per il suo addio aveva speso tanto: solo 300 mila euro.
Auto di Stato

Bush regala i soldi a Gm, Ford e Chrysler. Marchionne chiede altrettanto all'Europa. Settimana scorsa il Congresso ha varato un maxi aiuto di Stato da 25 miliardi di dollari per salvare l'industria dell'auto nazionale. Oggi il top manager di Fiat, tramite il Financial Times, ha proposto un mega finanziamento a pioggia da 40 miliardi di euro. "Dobbiamo partire tutti dallo stesso livello" ha spiegato Marchionne. E' la riscossa dell'auto di Stato.
Bavaglio profumato con panforte

Il caso ha un precedente: il blog di Paolo Barrai è stato censurato dai compagni del Monte dei Paschi di Siena per i ripetuti attacchi (tutti motivati) alla povera Rocca Salimbeni.
A Telecom i dipendenti dicono che per ora si naviga tranquilli. Per ora.
Consiglio per gli acquisti del ministro
Al ministro chiediamo allora se, per stare tranquillo, non voglia per caso investire sulle obbligazioni General Electric (quelle, sì, consigliate anche da Patti Chiari perché a basso rischio): il rendimento è crollato del 20% in un mese.
Tenetevi lontani dai bond.
Brunetta sospeso per eccesso di ribasso.
Rivincite

E Marchionne mette le mani avanti

L'obiettivo è di fare tra 3,4 e 3,6 miliardi di euro di utili dalla gestione ordinaria e tra 2,4 e 2,6 miliardi di utile netto. Più ambizioso il target 2009 (4,3-4,5 miliardi di utili dalla gestione ordinaria). Gli addetti ai lavori dubitano che quelli del 2009 saranno raggiunti. Mentre se ce la faranno nel 2008, significa che Marchionne era andato molto ma molto prudente.
Lui sì che conosce l'arte della comunicazione finanziaria.
N.B. - C'è un problemino di cui Sir Joe Marchionne non parla mai. Ed è il buy back. Fiat, da aprile 2007, ha ricomprato titoli a man bassa. Al 26 giugno, data dell'ultimo acquisto, aveva accumulato 32,270 milioni di azioni. Il prezzo medio di carico è 10,5147 euro, per un investimento totale di 664,6 milioni. Peccato che il titolo giovedì sera abbia chiuso a 8,6. La minusvalenza accumulata sul buy back (attualmente è pari a 387 milioni) andrà tutta a pesare sulla posizione finanziaria di Fiat Group. Arriveranno tempi migliori...
giovedì 2 ottobre 2008
Il ballo del mattone

Una mail al giorno toglie il profumo di torno?
"Ciao carissimo è un po' che non ci sentiamo....visto che bel casino...te l'avevo detto....ricordi ?Parole sante quelle di Tremonti, relative ai manager rampanti....eppure qui hanno assunto tanti "professori" cacciati da Merrill Lynch....tanto per citarne qualcuno....Ermotti, Spezzotti, ...ecc. che si sono portati tutta la loro corte dagli assistenti alle segretarie (tra cui quella di Spezzotti, che ha fatto carriera ed è capo personale dell'investment bank) e ora stanno arrivando anche altri ex Merrill da Londra.....roba da folli !!! ciao e a presto".
Azionisti Bipop fanno causa a Palazzo Koch
Non dimentichiamo Bipop.
In tutto questo bailamme di fallimenti non dimentichiamo gli scippi bancari. La vicenda della banca bresciana Bipop è molto lunga, mentre la notizia di oggi è estremamente breve. Un gruppo di azionisti, capitanati dall’avvocato Visentini, dell’ex banca fagocitata dall’istituto di Cesare Geronzi ha fatto causa alla Banca d’Italia e ai vertici di Unicredit (che oggi contiene Capitalia) con l’accusa di aver adulterato i valori del titolo. Non sarà facile dimostrare la tesi. Esistono infatti azioni acclarate che legittimano pienamente il dubbio che possa sussistere una responsabilità, quanto meno in sede civile. Occorre però doverosamente ricordare che dette responsabilità se ci fossero potrebbero “scomparire “ per effetto della prescrizione in sede civile . Infatti l’art. 2947 c.c. stabilisce che “il diritto al risarcimento del danno derivante da atto illecito si prescrive in cinque anni dal giorno in cui il fatto si è verificato…”. E’ bene altresì ricordare che è notorio che tre amministratori reggiani, accompagnati dall’allora capo della Vigilanza, Dott. Fabrizio Tedeschi, si recarono in Banca d’Italia ed incontrarono l’allora Capo della Vigilanza, Dott. Bruno Bianchi ( presente anche il Dott. Claudio Clemente, sempre di Banca d’Italia) , per effettuare circostanziate denunce sulla situazione della banca chiedendo, di fatto, l’intervento di detto Organo di Vigilanza. A novembre avremo i primi riscontri...
In tutto questo bailamme di fallimenti non dimentichiamo gli scippi bancari. La vicenda della banca bresciana Bipop è molto lunga, mentre la notizia di oggi è estremamente breve. Un gruppo di azionisti, capitanati dall’avvocato Visentini, dell’ex banca fagocitata dall’istituto di Cesare Geronzi ha fatto causa alla Banca d’Italia e ai vertici di Unicredit (che oggi contiene Capitalia) con l’accusa di aver adulterato i valori del titolo. Non sarà facile dimostrare la tesi. Esistono infatti azioni acclarate che legittimano pienamente il dubbio che possa sussistere una responsabilità, quanto meno in sede civile. Occorre però doverosamente ricordare che dette responsabilità se ci fossero potrebbero “scomparire “ per effetto della prescrizione in sede civile . Infatti l’art. 2947 c.c. stabilisce che “il diritto al risarcimento del danno derivante da atto illecito si prescrive in cinque anni dal giorno in cui il fatto si è verificato…”. E’ bene altresì ricordare che è notorio che tre amministratori reggiani, accompagnati dall’allora capo della Vigilanza, Dott. Fabrizio Tedeschi, si recarono in Banca d’Italia ed incontrarono l’allora Capo della Vigilanza, Dott. Bruno Bianchi ( presente anche il Dott. Claudio Clemente, sempre di Banca d’Italia) , per effettuare circostanziate denunce sulla situazione della banca chiedendo, di fatto, l’intervento di detto Organo di Vigilanza. A novembre avremo i primi riscontri...
Finanza handicappata

Alla faccia del professor Bazoli. E della sua etica nella finanza.
Pare...
Pare, dico pare, che la Popolare di Vicenza sia veramente a corto di liquidità. Ne ha poca, basterà solo per meno di un mese. Pare.
La cosmetica delle banche
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Leggo sulla stampa finanziaria di venerdi' 26 settembre della nascita della più grande banca regionale d'Italia, la Cassa di Risparmio del Veneto e sapendo di che si tratta mi domando una volta di più se i top managers del nostro settore bancario abbiano ancora il senso delle proporzioni ed un minimo di rispetto per i loro clienti. Un rispetto dovuto a chi non ha mai mancato di rendere floridi i conti economici delle banche pur facendo notare il proprio malcontento per i servizi ricevuti.
Non basta convocare una conferenza stampa, sciorinare numeri di sportelli e percentuali di quote di mercato, offrire sorrisi e strette di mano a giornalisti e colleghi per risolvere il problema del grave distacco tra l'azienda di credito ed il proprio cliente. Si deve andare dietro la facciata, prendere atto dei veri problemi e sistemarli con coraggio e determinazione. Riverniciare le insegne, conservare l'etichetta 'Cassa di Risparmio', quando della vera cassa di risparmio non si hanno più i connotati e le finalità, è un'operazione cosmetica che non riesce a nascondere le rughe e le crepe del giorno dopo. La clientela non è più così sprovveduta, anzi è irritata da uno scadimento continuo del servizio, sfiduciata e oramai prevenuta sulla reale buona fede di chi continua a collocare allo sportello prodotti per la gestione del risparmio totalmente incomprensibili o inadeguati (ora impareremo a nostre spese tutto sulle polizze index linked e sulle garanzie nascoste di Lehman Brothers). Non è serio fingersi Cassa di Risparmio per nascondere che si è parte di un grosso gruppo bancario nazionale, il quale impone la legge dell'uniformità nei sistemi, nei prodotti finanziari, nella politica di erogazione del credito, di gestione del personale e via dicendo. I clienti, privati o piccole e medie imprese, capiscono benissimo di avere a che fare con una banca nazionale e non con una banca di territorio, il cui destino dipende veramente da quanto economicamente si produce nel raggio di 50 km. Lo capiscono allo sportello, dal tipo di risposte che ricevono dal personale della banca e dalle comunicazioni scritte.
I clienti osservano e giudicano silenziosamente una banca che ha impiegato quasi due anni dalla fusione per unificare i conti correnti di San Paolo, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Banca Intesa. Due anni sono un'eternità per chiunque di questi tempi. Gli imprenditori da due anni perdono tempo per capire chi sia la persona di riferimento con cui discutere i propri affidamenti. E, fortunatamente per loro, non hanno tempo per seguire le vicende interne di questo o quell'istituto perchè altrimenti si farebbero molti meno problemi a traslocare (a costi zero?) i propri conti nelle vere banche di territorio. Se avessero tempo si domanderebbero come mai la 'nuova' Cassa di Risparmio del Veneto nasce senza la Cassa di Risparmio di Venezia, che nelle cartine geografiche fa ancora parte del Veneto e scoprirebbero che le gelosie politiche tra Fondazioni bancarie non hanno consigliato l'annessione all'impero della repubblica marinara di Venezia. Se avessero letto le rassegne stampa del settore bancario saprebbero che i sorrisi e l'armonia tra l'amministratore delegato Corrado Passera ed il suo vicario Pietro Modiano sono di circostanza, perchè solo due settimane fa il primo ha stigmatizzato i risultati insoddisfacenti ottenuti dal secondo nella conduzione della cosiddetta 'banca dei territori' davanti a oltre 1000 dirigenti della banca, i quali, dopo averlo raccontato alla stampa, come d'uso si stanno preparando ad un possibile ribaltone manageriale più di quanto pensino a come migliorare il rapporto con i propri clienti.
È davvero una buona idea spiegare alla clientela che dovrà interfacciarsi con altre società e altre persone per avere ciò che serve a lavorare? Non solo il funzionario della Cassa di Risparmio, ma anche uno del Mediocredito Italiano o di Banca IMI (come si farà a capire a chi tocca?) e poi un altro per il leasing e un altro ancora di BIIS per le infrastrutture oppure di Banca Prossima per il non profit. Dietro la facciata tutti sanno che la proliferazione di contatti, società separate e centri di profitto crea un perenne conflitto interno alla banca sul 'possesso' del cliente e sulla spartizione del bottino. Questi conflitti striscianti non hanno mai consentito grandi collaborazioni e si sono spesso tradotti in disservizio alla clientela. Viene il legittimo dubbio che questo tipo di annunci e di conferenze stampa serva più per gratificare le fondazioni bancarie e dare messaggi interni.
Non smetterò mai di ricordare ai professionisti delle conferenze stampa che l'apprezzamento della clientela e la loro fedeltà sono il primo e più importante numerino che devono tenere sotto controllo. Da troppo tempo questo numero (sistematicamente celato alla stampa e agli analisti) langue su livelli inaccettabilmente modesti e fa del settore bancario uno dei più arretrati quanto alla qualità del servizio. Ascoltare è spesso meglio che parlare. Gli annunci ed i lunghi menu servono poco se non si è prima chiesto ai clienti cosa vogliono. Ve lo diranno, se imparate ad ascoltarli veramente e saranno ancora più precisi e costruttivi se si convincono che ne sapete trarre insegnamento. Poi lavorate in silenzio e convocateci alla prossima conferenza stampa solo per raccontarci che i clienti veneti (Venezia inclusa) hanno detto che siete migliorati e che sono contenti di lavorare con la più grande banca nazionale, perchè tutto sommato è meglio di una cassa di risparmio locale.
Il suggerimento è gratuito e 'portabile': oggi a MPS-Antonveneta e in futuro alle Popolari quando troveranno il coraggio di fare il salto dimensionale."
JF.
"Leggo sulla stampa finanziaria di venerdi' 26 settembre della nascita della più grande banca regionale d'Italia, la Cassa di Risparmio del Veneto e sapendo di che si tratta mi domando una volta di più se i top managers del nostro settore bancario abbiano ancora il senso delle proporzioni ed un minimo di rispetto per i loro clienti. Un rispetto dovuto a chi non ha mai mancato di rendere floridi i conti economici delle banche pur facendo notare il proprio malcontento per i servizi ricevuti.
Non basta convocare una conferenza stampa, sciorinare numeri di sportelli e percentuali di quote di mercato, offrire sorrisi e strette di mano a giornalisti e colleghi per risolvere il problema del grave distacco tra l'azienda di credito ed il proprio cliente. Si deve andare dietro la facciata, prendere atto dei veri problemi e sistemarli con coraggio e determinazione. Riverniciare le insegne, conservare l'etichetta 'Cassa di Risparmio', quando della vera cassa di risparmio non si hanno più i connotati e le finalità, è un'operazione cosmetica che non riesce a nascondere le rughe e le crepe del giorno dopo. La clientela non è più così sprovveduta, anzi è irritata da uno scadimento continuo del servizio, sfiduciata e oramai prevenuta sulla reale buona fede di chi continua a collocare allo sportello prodotti per la gestione del risparmio totalmente incomprensibili o inadeguati (ora impareremo a nostre spese tutto sulle polizze index linked e sulle garanzie nascoste di Lehman Brothers). Non è serio fingersi Cassa di Risparmio per nascondere che si è parte di un grosso gruppo bancario nazionale, il quale impone la legge dell'uniformità nei sistemi, nei prodotti finanziari, nella politica di erogazione del credito, di gestione del personale e via dicendo. I clienti, privati o piccole e medie imprese, capiscono benissimo di avere a che fare con una banca nazionale e non con una banca di territorio, il cui destino dipende veramente da quanto economicamente si produce nel raggio di 50 km. Lo capiscono allo sportello, dal tipo di risposte che ricevono dal personale della banca e dalle comunicazioni scritte.
I clienti osservano e giudicano silenziosamente una banca che ha impiegato quasi due anni dalla fusione per unificare i conti correnti di San Paolo, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Banca Intesa. Due anni sono un'eternità per chiunque di questi tempi. Gli imprenditori da due anni perdono tempo per capire chi sia la persona di riferimento con cui discutere i propri affidamenti. E, fortunatamente per loro, non hanno tempo per seguire le vicende interne di questo o quell'istituto perchè altrimenti si farebbero molti meno problemi a traslocare (a costi zero?) i propri conti nelle vere banche di territorio. Se avessero tempo si domanderebbero come mai la 'nuova' Cassa di Risparmio del Veneto nasce senza la Cassa di Risparmio di Venezia, che nelle cartine geografiche fa ancora parte del Veneto e scoprirebbero che le gelosie politiche tra Fondazioni bancarie non hanno consigliato l'annessione all'impero della repubblica marinara di Venezia. Se avessero letto le rassegne stampa del settore bancario saprebbero che i sorrisi e l'armonia tra l'amministratore delegato Corrado Passera ed il suo vicario Pietro Modiano sono di circostanza, perchè solo due settimane fa il primo ha stigmatizzato i risultati insoddisfacenti ottenuti dal secondo nella conduzione della cosiddetta 'banca dei territori' davanti a oltre 1000 dirigenti della banca, i quali, dopo averlo raccontato alla stampa, come d'uso si stanno preparando ad un possibile ribaltone manageriale più di quanto pensino a come migliorare il rapporto con i propri clienti.
È davvero una buona idea spiegare alla clientela che dovrà interfacciarsi con altre società e altre persone per avere ciò che serve a lavorare? Non solo il funzionario della Cassa di Risparmio, ma anche uno del Mediocredito Italiano o di Banca IMI (come si farà a capire a chi tocca?) e poi un altro per il leasing e un altro ancora di BIIS per le infrastrutture oppure di Banca Prossima per il non profit. Dietro la facciata tutti sanno che la proliferazione di contatti, società separate e centri di profitto crea un perenne conflitto interno alla banca sul 'possesso' del cliente e sulla spartizione del bottino. Questi conflitti striscianti non hanno mai consentito grandi collaborazioni e si sono spesso tradotti in disservizio alla clientela. Viene il legittimo dubbio che questo tipo di annunci e di conferenze stampa serva più per gratificare le fondazioni bancarie e dare messaggi interni.
Non smetterò mai di ricordare ai professionisti delle conferenze stampa che l'apprezzamento della clientela e la loro fedeltà sono il primo e più importante numerino che devono tenere sotto controllo. Da troppo tempo questo numero (sistematicamente celato alla stampa e agli analisti) langue su livelli inaccettabilmente modesti e fa del settore bancario uno dei più arretrati quanto alla qualità del servizio. Ascoltare è spesso meglio che parlare. Gli annunci ed i lunghi menu servono poco se non si è prima chiesto ai clienti cosa vogliono. Ve lo diranno, se imparate ad ascoltarli veramente e saranno ancora più precisi e costruttivi se si convincono che ne sapete trarre insegnamento. Poi lavorate in silenzio e convocateci alla prossima conferenza stampa solo per raccontarci che i clienti veneti (Venezia inclusa) hanno detto che siete migliorati e che sono contenti di lavorare con la più grande banca nazionale, perchè tutto sommato è meglio di una cassa di risparmio locale.
Il suggerimento è gratuito e 'portabile': oggi a MPS-Antonveneta e in futuro alle Popolari quando troveranno il coraggio di fare il salto dimensionale."
JF.
Da Wall Street a Main Street

L'Enasarco alle Cayman

Emmina e Luchino
Ma la vera domanda è:
dove erano Emma e compagni industriali quando le pmi venivano messe in ginocchio dai derivati e le banche rimodulavano i contratti cinque, sei, otto volte alla faccia dell'operatore qualificato?
Noi sappiamo intanto dove era Luchino Corderino di Montezemolo qualche anno fa: in Piazza Cordusio! Ovvero fra i multati dalla Consob per i derivati Unicredit (Ubm e Ubi) del 2003/2005.
Luchino e Emmina sospesi per eccesso di ribasso.
Ma Profumo nasconde qualcosa

Non con il mio portafoglio

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